Fernando di Buglione nacque a Lisbona nel 1195 da una nobile famiglia portoghese, discendente dal crociato Goffredo di Buglione. A 15 anni era novizio nel monastero di San Vincenzo, tra i Canonici Regolari di Sant’Agostino e nel 1219, a 24 anni, venne ordinato prete. Nel 1221, scosso per l’uccisione di cinque frati francescani missionari in Marocco, chiese e ottenne di farsi francescano e di partire in missione. Appena arrivato in terra africana, una malattia infranse il suo sogno e fu costretto a ritornare. Invitato al Capitolo generale di Assisi, ebbe modo di ascoltare Francesco e, su mandato dello stesso, iniziò poi a predicare in Romagna, nell’Italia settentrionale e in Francia.
Emblematico il fatto che non venga ricordato con il nome della sua città natale, ma come Sant’Antonio di Padova, città a cui appartiene, dove svolse la parte più significativa del suo ministero e dove fu sepolto dopo la sua morte, nel 1231. Papa Gregorio IX, per i numerosi miracoli compiuti da Antonio, lo canonizzò dopo solo un anno dalla morte. Sant’Antonio di Padova, uno dei santi più amati del mondo, è il santo dei miracolicelebrato il 13 giugno, giorno della sua morte, ma è soprattutto il grande maestro spirituale, come indica il titolo di “dottore evangelico” attribuitogli da Papa Pio XII. A Sant’Antonio fu dedicata la grande basilica di Padova, proprietà della Santa Sede, come la basilica di San Francesco ad Assisi. L’appellativo Il Santo viene usato comunemente in città e dai fedeli per indicare sia la basilica come luogo, sia la figura di Sant’Antonio.
La basilica custodisce il corpo del santo in un sarcofago (arca) posto nella splendida cappella del Santo: trentadue anni dopo la sua morte, durante la traslazione delle sue spoglie, San Bonaventura da Bagnoregio trovò la lingua di Antonio incorrotta, ora conservata nella cappella del Tesoro, sempre presso la basilica. Al suo interno sono inoltre conservate insigni opere d’arte antiche e contemporanee, tra cui la cappella del beato Luca Belludi, interamente affrescata da Giusto de’ Menabuoi (1382), l’altare maggiore con le sculture di Donatello e diverse opere di scuola giottesca.