La chiesa di San Francesco a Treviso è celebre per essere un pantheon di sepolture celebri. Oltre ai Rinaldi, i Bonaparte, i Sugana, i Di Rovero e i Da Camino, signori di Treviso, l’edifico ospita le salme di Pietro Alighieri, figlio di Dante, giudice e poeta vissuto a Verona e morto durante un soggiorno a Treviso nel 1364, e di Francesca Petrarca, figlia naturale del poeta Petrarca, morta di parto nel 1384.

Il battistero della Cattedrale, dedicato a San Giovanni Battista, si trova accanto al duomo di Padova. Ciò che lo rende unico è lo spettacolare ciclo pittorico con cui è affrescato al suo interno, eseguito tra il 1375 ed il 1378 da Giusto de’ Menabuoi, pittore di origine toscana, colto e raffinato, la cui pittura allora eccelleva in Italia Settentrionale.

La decorazione fu commissionata da Fina Buzzaccarini, moglie di Francesco il Vecchio da Carrara, Signore di Padova nel Trecento, che voleva trasformare il battistero in un tempio-mausoleo per onorare la sua famiglia e la città di Padova. Gli affreschi raffigurano episodi del Vecchio Testamento sul tamburo, scene del Nuovo Testamento sulle pareti, l’Apocalisse nella piccola abside e il Paradiso nella grande cupola.

All’interno del battistero, si può ammirare anche lo splendido polittico posto su un altare dipinto sempre da Giusto de’ Menabuoi e dedicato a San Giovanni Battista. Il fonte battesimale è un’opera dello scultore Giovanni da Firenze e ha sostituito, nel Quattrocento, il monumento sepolcrale di Francesco I da Carrara, che è andato distrutto assieme a quello della moglie Fina, dopo la caduta della signoria e con l’avvento dei veneziani a Padova (1405).

Il sacrario militare di Asiago è uno dei principali ossari militari della Prima Guerra Mondiale, sorge sul colle del Leiten, ed è diventato, insieme a quelli del Pasubio, del Monte Grappa e di Tonezza del Cimone, simbolo della provincia di Vicenza. L’ossario di Asiago venne progettato dall’architetto Orfeo Rossato di Venezia, che disegnò un unico e gigantesco blocco di cemento e marmo della zona (di 1600 metri quadrati) sormontato da un grande arco, in stile romano, alto 47 metri.

I lavori terminarono nel 1938 ed il sacrario di Asiago venne inaugurato con grandi celebrazioni alla presenza dello stesso Re Vittorio Emanuele III. Nel sacrario riposano i resti di 33.086 caduti italiani, raccolti dai 35 cimiteri di guerra della zona, e sono raccolti anche i resti di 20.000 caduti austroungarici, di cui 11.762 ignoti. All’interno del piccolo museo del sacrario, il pezzo più emozionante è una lettera di un giovane soldato alla vigilia della Battaglia dell’Ortigara, rinvenuta addirittura negli anni ’50.

1305 da Giotto su incarico di Enrico degli Scrovegni, ricchissimo banchiere padovano, costituisce uno dei massimi capolavori dell’arte occidentale italiana ed europea. Il ciclo pittorico della cappella è sviluppato in tre temi principali: gli episodi della vita di Gioacchino e Anna, gli episodi della vita di Maria e gli episodi della vita e morte di Cristo. In basso a questi affreschi, una serie di riquadri illustra le allegorie dei Vizi e delle Virtù. La visita alla cappella è un viaggio che si snoda tra colore e luce, poesia e pathos, uomo e Dio, natura e fede, in uno stile unico ed irripetibile, che rivoluzionò per sempre il linguaggio dell’arte occidentale.

centro di Padova, in via VIII febbraio n. 15. Aperto giorno e notte fino al 1916, e perciò noto anche come il “Caffè senza porte”, per oltre un secolo è stato un prestigioso punto d’incontro frequentato da intellettuali, studenti, accademici e uomini politici.

Lo Stabilimento Pedrocchi nacque nel 1831 dall’incontro di due grandi talenti: quello imprenditoriale di Antonio Pedrocchi e quello architettonico di Giuseppe Jappelli. Il primo fece fortuna con la torrefazione del caffè e decise poi di investire i suoi guadagni nell’ambizioso progetto dell’amico architetto.

Antonio Pedrocchi suddivise il suo stabilimento in due zone ben distinte: il Caffè, aperto ventiquattrore al giorno, pronto ad ospitare chiunque, dal viandante affaticato all’uomo d’affari di passaggio; e il Ridotto, riservato alla crème della società padovana, luogo di feste, balli, ma anche di riunioni massoniche, di incontri di business, uno spazio per trattative commerciali esclusivo, regale, nel cuore del centro cittadino.

ottobre 1912. Ordinato sacerdote a Belluno nel 1935, dove svolse gran parte del suo ministero come insegnante e Vicario Generale della Diocesi, nel 1958 venne nominato e consacrato da Giovanni XXIII Vescovo di Vittorio Veneto. Undici anni dopo Paolo VI lo nominò Patriarca di Venezia e nel 1973 lo creò Cardinale. Nel 1978 venne eletto al Soglio Pontificio assumendo il nome di Giovanni Paolo I e morì appena 33 giorni dopo. Nel 2003 si è aperta la causa di canonizzazione.

A Papa Luciani è oggi intitolata l’armoniosa piazza della pieve, dominata dalla chiesa arcipretale di San Giovanni Battista, edificio risalente al XIII-XIV secolo e da cui parte la Via Crucis, che lungo la strada silvo-pastorale di Cavallera, si snoda per circa 2 km in un suggestivo ambiente naturale. Presso la canonica è stata allestita una mostra che ripercorre, attraverso oggetti e una sequenza fotografica, la vita del pontefice dalla nascita fino alla cattedra di Pietro. Prossimamente verrà inaugurato il nuovo Museo Centro Studi Papa Luciani curato dall’omonima Fondazione. Ad Albino Luciani è stato inoltre dedicato il Museo Diocesano di Arte Sacra di Vittorio Veneto.

Il pontefice fu infatti instancabile promotore della conservazione e della salvaguardia di opere che nelle chiese venivano messe da parte, perché prive ormai di un uso liturgico, e le faceva ricoverare in seminario. Inaugurato nel 1986, il Museo Diocesano Albino Luciani è stato notevolmente ampliato nel 2000 sia negli spazi espositivi, sia nel numero delle opere. Al suo interno sono custoditi lavori provenienti da diversi edifici sacri della diocesi vittoriese: tra essi si annoverano opere di artisti come Tiziano Vecellio, Cima da Conegliano, Il Pordenone, Pomponio Amalteo, Palma il Giovane e Francesco da Milano.

L’abbazia, di fondazione benedettina (800-1000), sorge nel mezzo delle Prealpi Trevigiane e Bellunesi, tra le coltivazioni di viti e frutteti, ed è densa di fascino. Dal 1146-1148, ai Benedettini subentrarono i Cistercensi, con i quali il monastero raggiunse il suo apice di potere e splendore. Il complesso monastico, dopo il 1448, divenne commenda abbaziale. Tra gli abati commendatari sono annoverati alcuni personaggi illustri, come Pietro Barbo (nel 1455), che divenne poi Papa Paolo II, e San Carlo Borromeo (nel 1560). Dalla metà del XIV secolo iniziò un periodo di decadenza, che culminò con la soppressione del monastero da parte della Serenissima due secoli dopo.

Dal 1915 nel monastero di Follina si sono insediati i Servi di Maria, che ancora oggi vi abitano. Nel 1921 l’abbazia è stata elevata a Basilica da Papa Benedetto XV. Lo splendido chiostro, di età precedente alla basilica e perfettamente conservato nell’elegante effetto di movimento creato dalle colonne che lo costituiscono, fu portato a termine nel 1268, quando i monaci cistercensi si insediarono nel monastero, come dimostra l’incisione su pietra posta sulla parte nord del chiostro stesso. L’interno della basilica è a tre navate e cinque campate.

Sull’altare maggiore spicca una moderna, ma preziosa ancona lignea in stile neogotico costruita da maestranze veneziane nel 1921, copia perfetta dell’originale presente nella chiesa di San Zaccaria a Venezia. Essa accoglie la statua in arenaria della Madonna del Sacro Calice, di probabile origine nubiana del VI secolo, da sempre oggetto di venerazione e pellegrinaggio; la sua collocazione sull’altare avvenne nel giugno 1918 e la sua incoronazione nel 1921 al termine dei restauri. Il diadema del bambino venne creato fondendo oro raccolto tra i fedeli della diocesi, mentre l’anello della corona, di diamanti e rubino, venne donato da Papa Benedetto XV. Altre pregevoli opere d’arte arricchiscono la chiesa, tra le quali spiccano gli affreschi di Francesco da Milano.

Maria Bertilla nacque presso una famiglia di contadini a Brendola, un paese alle falde dei colli Berici in provincia di Vicenza. A nove anni, contro l’uso dei tempi, meritò d’essere ammessa alla prima comunione e nel 1905, all’età di sedici anni entrò nelle Suore Maestre di Santa Dorotea, figlie dei Sacri Cuori. Dopo un periodo iniziale in cui si trovò a lavorare in cucina, si diplomò infermiera all’ospedale di Treviso dove era stata inviata.

Trovò la sua vocazione nella cura degli infermi, in particolare dei bambini, durante la Prima Guerra Mondiale e a lei si rivolgono i fedeli che vogliono avere bambini o hanno bambini malati. Papa Pio XII la proclamò beata nel 1952, dopo il processo avviato nel 1925, pronunciando queste parole: “È un modello che non sgomenta. Nella sua umiltà ella ha definito la sua strada come la ‘via dei carri’, la più comune, quella del Catechismo. Non sono stati miracoli in vita, ma il suo esempio di vita ad originare il suo stesso culto”.

Ha concluso la sua vita terrena il 20 ottobre del 1922 a soli 34 anni a causa di un tumore allo stomaco sospirando: “Tutto è niente”. Dal profondo della sua povertà ed ignoranza, toccava con le sue opere e parole le vette cui erano giunti solo i più alti mistici. Fu dichiarata santa da Papa Giovanni XXIII, l’11 maggio del 1961. La casa natale di santa Maria Bertilla Boscardin è meta di pellegrinaggi e il 20 ottobre è il giorno dedicato al suo ricordo.

Le origini del santuario sono legate alle due apparizioni della Madonna a Vincenza Pasini, la prima il 7 marzo 1426 e la seconda il 1 agosto 1428. La Madonna prometteva alla contadina la fine della peste chiedendo, in cambio, che in quel luogo fosse eretta una chiesa a lei dedicata. Nel 1428, in pochi mesi, sorse così una chiesa tardogotica, ma i pellegrini, sempre più numerosi, imposero successivamente la costruzione di una basilica molto più grande. La Madonna di Monte Berico è diventata la patrona della città di Vicenza e della Diocesi solo in tempi moderni, precisamente nel 1978, e si festeggia l’8 settembre. Due le vie che conducono a Monte Berico: le antiche Scalette, opera medievale, che dall’Arco di Pietra del 1595 arrivano alla metà del colle, e la strada dei Portici settecenteschi, articolata in 150 arcate, interrotte ogni dieci da un ripiano. La basilica e gli ambienti attigui conservano preziose opere d’arte: nella sala un tempo destinata a refettorio, è esposta La Cena, una delle più importanti realizzazioni di Paolo Veronese, datata 1572. Tra i visitatori illustri Giovanni Paolo II che qui trascorse la notte tra il 7 e l’8 settembre del 1991.

Visitare Peschiera dal Garda è uno dei passaggi fondamentali per chiunque ami viaggiare: si tratta infatti di una delle più belle cittadine del nostro paese e regala una splendida vista sul Lago di Garda. Se invece hai già avuto modo di visitarla è bene poter anche tornare, perché ogni viaggio racconta un’esperienza a parte, caratterizzata da dettagli e scorci sempre nuovi. Inoltre offre diverse attrattive anche per quei turisti che sono affascinati dall’aspetto storico di ogni località turistica.

A livello storico infatti possiamo dire che Peschiera del Garda ha sempre avuto grande importanza per la sua posizione rilevante soprattutto a livello strategico. Qui sono infatti stati trovati i resti di ben sette villaggi di palafitte dell’età del bronzo; ancora oggi conserva la splendida cinta muraria, i bastioni, le sue mura e i fossati che vennero fatti realizzare dai Veneziani.

Se desideri visitare Peschiera ti consigliamo di iniziare da Porta Brescia, dove il panorama è altamente suggestivo verso il baluardo Tognon e la poderosa cortina muraria in mattoni. Si riescono a percepire i segni di una storia importante, del passaggio di diverse culture e periodi storici che hanno portato alla netta trasformazione di questa località.

Per viaggiare verso Peschiera del Garda è preferibile spostarsi in auto, un modo pratico e veloce per riuscire poi a spostarti comodamente nella zona circostante. Ti basterà prendere l’autostrada Serenissima A4 Milano-Venezia, con uscita al casello di Peschiera oppure l’autostrada A22 del Brennero, con uscita ad Affi. Per il soggiorno invece ti consigliamo il B&B Sweet Life a Peschiera del Garda, nuovissima struttura ricettiva a pochi minuti dai Parchi del Garda e dal Lago.

Le cose da non perdere

Fra le tante cose da visitare durante il tuo viaggio a Peschiera del Garda citiamo la Fortezza che è stata costruita nella seconda metà del Cinquecento ed è oggi diventato il vero fulcro della vita sociale. Sono particolarmente caratteristici i suoi vicoli animati da negozietti dove poter fare shopping e assaggiare i prodotti tipici della zona in uno dei tanti ristoranti. Nel borgo troverai la Palazzina Storica, il Museo Militare e la Caserma dell’Artiglieria. Se vuoi spingerti verso i suoi dintorni invece avrai solo l’imbarazzo della scelta: a soli 9 km sorge il Parco Giardino Sigurtà, noto per offrire cinque stagioni di fioritura durante l’intero anno. Oppure perché non recarsi nella città di Valeggio sul Mincio, che è ideale per chi voglia concedersi una vacanza appagante a livello gastronomico.

Ami lo sport? Allora potrai concederti un giro in barca a vela, oppure nuotare nelle acque calme del Lago prima di crogiolarti al sole in una delle tante spiaggette di Peschiera che sono sia in ghiaia che in sabbia.